La sindrome del colon irritabile (IBS) è un insieme di disturbi intestinali cronici, riferibili al tratto di intestino crasso chiamato colon.
Questa sindrome è estremamente diversa dalle malattie infiammatorie intestinali (come ad es. il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa) caratterizzate da un’alterazione dell’anatomia intestinale; nel colon irritabile l’aspetto dell’intestino è normale e non presenta alcuna anomalia.
Diagnosi
Il colon irritabile è tutt’oggi una condizione clinica indefinita.
Non esiste un test diagnostico specifico e i sintomi che la caratterizzano sono molto aspecifici (ovvero riferibili a tantissime patologie/condizioni) e diversi da paziente a paziente.
Infatti la diagnosi viene fatta “per esclusione”, ovvero quando tutti gli esami e le indagini effettuate per altre patologie danno esito negativo.
Sintomi
Avere un colon irritabile ad oggi significa soffrire spesso di crampi o gonfiore addominale, meteorismo, stipsi o avere episodi di diarrea ricorrente o riscontrare la presenza di muco nelle feci.
Tutti sintomi molto aspecifici che potrebbero essere causati da tantissimi fattori, condizioni o patologie diverse, per questo la diagnosi è difficile.
Questi sintomi di solito compaiono in determinati circostanze, attraverso “stimoli” (triggers) specifici come:
- Uno stress eccessivo
- Assunzione di alcuni cibi particolari (es. caffè, cioccolato, legumi, lievitati, particolari verdure etc.)
- Alterazioni ormonali (es. molte donne hanno una sintomatologia maggiore durante il ciclo mestruale)
- Malattie infettive del sistema gastrointestinale (es. gastroenteriti etc.)
Cosa fare in presenza dei sintomi?
Se noti il cronicizzare nel tempo di alcuni dei sintomi elencati la prima cosa da fare è una visita gastroenterologica che escluda le patologie più comuni connesse a questa sintomatologia.
Qualora il medico lo ritenga opportuno è possibile verificare la presenza di celiachia non diagnosticata, intolleranza al lattosio o altre patologie infiammatorie e non del tratto gastrointestinale.
Se gli esami hanno esito negativo (in realtà anche in caso di positività) sarà il gastroenterologo stesso a suggerirti di rivolgerti a un dietista o nutrizionista per studiare insieme la strategia dietetica più efficace per tornare a stare meglio.
Cosa sappiamo sull’IBS?
Alla base dell’IBS è possibile che ci sia una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose innervanti l’intestino e muscoli intestinali (il cui compito è regolare il transito del cibo digerito all’interno dell’intestino).
Ma come già detto, non sappiamo esattamente cosa e in che modo scateni ad un certo punto una sintomatologia nel paziente (che magari non ha minimamente cambiato abitudini alimentari e stile di vita prima dello sviluppo della sindrome).
Ad ogni modo, ad oggi la terapia per IBS è principalmente dietetica.
Il gastroenterologo, a seconda del caso, può decidere di dare al paziente una cura farmacologica o dei fermenti da associare a una revisione della dieta e dello stile di vita.
Ecco alcuni errori comuni che si fanno in seguito alla diagnosi di IBS:
Credere di dover eliminare per sempre alcuni cibi dalla dieta
Come si è capito la Sindrome del colon irritabile è una condizione che può variare da persona a persona, con sintomi diversi, triggers diversi e così via.
Per questo è sbagliato pensare che esista una terapia valida per tutti o delle indicazioni dietetiche valide per tutti.
Ciò che accomuna tutti i pazienti con IBS è un intestino irritato, probabilmente in disbiosi (alterazione della flora batterica, in questo caso intestinale, che potrebbe essere allo stesso tempo una causa e un effetto) che deve essere curato.
E’ necessario un team multidisciplinare (gastroenterologo e dietista/nutrizionista) per elaborare la giusta terapia personalizzata, finalizzata proprio al recupero della normale funzionalità intestinale.
Non esiste nessun cibo vietato o da eliminare per chi soffre di IBS, perlomeno non per un lungo periodo.
Quindi non cadere nell’errore di credere che soffrire di colon irritabile significhi non poter mangiare più legumi, alimenti integrali, specifiche verdure etc.
Chi soffre di sindrome del colon irritabile deve prendersi un momento per riequilibrare l’intestino, ristabilire la corretta flora batterica intestinale, curare il più possibile l’alimentazione e lo stile di vita in modo da poter tornare a mangiare qualunque cibo.
La terapia dietetica può passare attraverso l’eliminazione o la limitazione di alcuni cibi, ma con l’obiettivo di reintegrarli a seconda delle esigenze del paziente.
Legare ogni episodio di gonfiore a un qualcosa di “patologico”
Il gonfiore addominale (o il meteorismo) non è per forza un sintomo di qualcosa che non va, ci si può gonfiare in momenti diversi della giornata, della settimana, del mese a seconda di tantissimi fattori diversi.
Ne avevo parlato in modo approfondito in questo articolo, dove approfondisco anche tutte le abitudini quotidiane che possono favorire il gonfiore e i dolori addominali.
Spesso gli alimenti più importanti della nostra dieta, come quelli ricchi di fibre, possono gonfiare. Questo non significa che non vadano mangiati.
Questo meccanismo spesso innesca un errore comune, quello di eliminare qualunque cibo generi un pò di gonfiore. Peccato che questi alimenti siano fondamentali per la salute della flora batterica intestinale, che rischia di essere più debole proprio per la loro assenza.
Allo stesso tempo l’intestino diventa più sensibile a questi alimenti, come se si disabituasse a metabolizzarli nella maniera più efficiente (e più indolore); così ogni volta che vengono mangiati la loro digestione risulta più difficoltosa.
E’ un pò il meccanismo che sta alla base della non tolleranza dei legumi: meno si mangiano, più il nostro intestino farà fatica a processarli(ne avevo parlato in questo articolo dove spiego come rentrodurre i legumi nella dieta)
Avere l’IBS può portare ad avere paura in generale dei cibi, per questo è importante una visita dietistica/nutrizionistica che aiuti ad affrontare questa situazione.
Sottovalutare il fattore psicologico
Un’altra cosa che accomuna tutte le persone che soffrono di IBS è il rendersi conto che lo stress favorisce tantissimo l’insorgenza dei sintomi.
Una persona che ha un colon irritabile non deve pensare che un giorno, grazie alla giusta dieta e alla giusta terapia, guarirà definitivamente.
O meglio, tutto può succedere, ma nella maggioranza dei casi chi ha l’IBS è una persona, a prescindere da tutto, con un intestino più delicato e più soggetto a sintomatologia specifica in seguito ad alcuni stimoli.
Sarà normale quindi, anche dopo aver trovato la quadra con l’alimentazione, che capiti la giornata impegnativa/la persona sbagliata che ri-innesca la sintomatologia in un determinato giorno.
Questo è inevitabile e non è nulla che deve preoccupare (lecito arrabbiarsi però!). Il corpo di ognuno di noi ha tanti modi per sfogare lo stress, più o meno evidenti.
Molti miei pazienti, dopo aver rimesso in ordine l’alimentazione, sono stati in grado di notare con evidenza certa tutti i fattori della vita che provocavano enorme stress.
Questo può aiutare molto, perchè identificare l’origine di un problema può essere comunque uno spunto di riflessione.. anche se la soluzione al problema non è a portata di mano.
Gestire al meglio l’attacco acuto
Una volta che si è riusciti a rimettere in ordine l’alimentazione e a ottenerne benefici è possibile che si presenti comunque la sintomatologia.
Può essere a causa di un forte stress, di un infezione intestinale o semplicemente a causa di un carico eccessivo di un “cibo trigger”.
In quel caso dobbiamo comportarci in maniera diversa e, con l’aiuto del dietista/nutrizionista o del gastroenterologo, capirai quali cibi evitare in quelle circostanze.
Ma si tratta di circostanze specifiche, dopo le quali seguirà un ritorno a una normale alimentazione.
Protocollo FODMAP
La dieta FODMAP– in inglese più correttamente “Low-FODMAPs Diet” – è un sistema nutrizionale ideato per contrastare la sindrome da colon irritabile.
Tale strategia si incentra prevalentemente sulla limitazione degli alimenti maggiormente correlabili all’insorgenza e all’aggravamento dei sintomi tipici dell’IBS (i cosiddetti cibi triggers di cui ho parlato prima).
Cosa sono i cibi FODMAP
L’insorgenza dei sintomi dell’IBS può essere favorita da alcuni nutrienti (e fattori simili) capaci di fermentare e/o richiamare acqua nel lume intestinale.
Rientrano fra i FODMAP certi glucidi, alcune fibre alimentari e frammenti di amidi. Tutti queste sostanze fanno parte di alcuni macrogruppi di molecole: Oligosaccaridi, Disaccaridi, Monosaccaridi, Polioli (da cui il nome F-ood-ODMaP).
Alcuni esempi possono essere: fruttosio (contenuto in frutta, miele, sciroppo di mais, agave etc.), lattosio (latte e derivati), fruttani (aglio, cipolle, frumento, orzo, segale etc.), galattani (legumi), polipoli (frutta) etc.
Il protocollo FODMAP, da seguire esclusivamente sotto la supervisione di un dietista/nutrizionista prevede una dieta con esclusione/limitazione momentanea di questi cibi e successiva reintroduzione.
Perché i FODMAPs innescano i sintomi?
I FODMAP tendono a fermentare nell’intestino e a trattenere/richiamare acqua nella mucosa intestinale. Queste capacità, fisiologicamente, non sono per forza caratteristiche negative.
La fermentazione produce “nutrienti” per la flora batterica e la capacità di modulare i liquidi intestinali è ciò che permette la formazioni di feci della giusta consistenza.
E’ chiaro però che sono meccanismi molto legati alla sensibilità individuale e dose-dipendenti, ovvero quantità elevate di questi cibi, in soggetti con IBS, possono portare allo sviluppo di sintomi proprio perché si tratta di persone con una sensibilità intestinale molto spiccata.
Limiti del protocollo FODMAP
Voglio fare una premessa: non sono contro il protocollo FODMAP. Trovo che qualunque (o quasi) strategia dietetica che generi sollievo e benessere al paziente sia utile.
Il problema è che spesso questa strategia genera molto confusione fra causa ed effetto.
Non è a causa dei cibi FODMAP che si può avere la sintomatologia da IBS, più che altro è un effetto della sindrome. Un intestino molto debole (per cause ancora da chiarire) tende a maltollerare alcuni alimenti che però nella nostra dieta sono molto preziosi, proprio per la salute intestinale.
E’ importante far capire al paziente questa differenza, altrimenti si rischia di passare il messaggio sbagliato.
Inoltre, un altro errore che si compie è quello di associare i cibi FODMAP al glutine.
Molti cibi contenenti FODMAP contengono glutine, ma non è a causa di quest’ultimo che si può favorire la sintomatologia intestinale, bensì a causa dei fruttani, una molecola contenuta in molti cereali che contengono anche glutine.
Molti pazienti tendono a eliminare il glutine nella dieta come strategia per prevenire i sintomi, si tratta di un errore comune che può portare, quando l’eliminazione non è fatta con equilibrio, a un peggioramento della qualità della dieta (condizione che sicuramente non aiuta nel trattamento dell’IBS).
E’ importante quindi evitare di compiere scelte in autonomia ed affidarsi sempre a medici o professionisti della nutrizione.
Un colloquio con un dietista/nutrizionista può aiutare a capire cosa nella tua dieta o nel tuo stile di vita può favorire l’insorgenza di questa sindrome.
Nella maggior parte dei casi una buona dieta, completa, personalizzata ed equilibrata, aiuta a ritrovare il benessere intestinale senza ricorrere ad eccessive limitazioni.
Una risposta