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I bambini non si mettono a dieta neanche “se ne hanno bisogno”

“Non starà mai a dieta chi a dieta non è stato mai” questa frase può sembrare un pò banale, ma riassume un concetto che ha un fondo di verità (grazie alla Dott.ssa Sara Olivieri per avermi dato lo spunto per questo articolo).

Quasi tutti gli adulti che ho incontrato nel mio lavoro, che raccontano di aver fatto tantissime diete senza mai essere riusciti a trovare la quadra nel rapporto con il proprio corpo e con il cibo, hanno fatto la prima dieta da piccoli.

E identificano quel momento come l’inizio di tutti i problemi: effetto yo-yo con il peso, mangiare di nascosto, disagio e frustrazione nei confronti del proprio corpo etc.

Quando da piccoli si sperimenta la restrizione difficilmente ci se ne dimentica, anche quando la dieta è “equilibrata”. Se poi ci aggiungiamo che il rischio di incontrare professionisti pessimi, ovvero che consegnano diete estremamente restrittive a bambini e adolescenti, è reale beh.. capiamo quanto può essere grande la portata del problema.

“Non mettere a dieta” non significa ignorare un problema

Se tuǝ figliǝ ha necessità di perdere peso voltarsi dall’altra parte sperando che “cresca” e che il corpo cambi da solo è altrettanto sbagliato.

Sopratutto quando ci rendiamo conto che le sue abitudini – di vita e di alimentazione – beneficerebbero di un cambiamento.

Il fatto non è se fare o non fare: il fatto è come scegliamo di cambiare le cose.

La famiglia come centro del cambiamento

Non starò qui a raccontarti quanto siano importanti e significative le cose che unǝ  bambinǝ vede fare e/o mangiare dagli adulti che lǝ accudiscono.

Spero che tu te ne sia già resǝ conto (anche perché i figli non mangiano solo a casa, ci sono i nonni, le scuole, gli amici etc.).

Il senso non è colpevolizzare i genitori, ma spingerli a diventare parte di un cambiamento – lento e dolce – che deve coinvolgere tutta la famiglia e non deve lasciare soli i bambini.

Perché i bambini osservano, i bambini imitano (o si contrappongono aspramente) a quello che vedono ogni giorno.

Ed è proprio da li che bisogna partire, dal chiedersi cosa può fare tutta la famiglia nel suo complesso per essere in un qualche modo d’aiuto, per diventare un esempio positivo.

Esempi positivi, non persone perfette

Nessun famigliare deve sentirsi sotto la lente d’ingrandimento, non è necessario puntare alla perfezione ma capire come migliorarsi, ad esempio:

  • L’abitudine a mangiare a tavola è fondamentale per insegnare al bambino – fra le altre cose – a non spilluzzicare troppo nell’arco della giornata, se ti rendi conto che hai l’abitudine a mangiare spesso in piedi o proprio a saltare i pasti è probabile che anche gli altri membri della famiglia acquisiscano questa abitudine e la considerino come normale. Ridare importanza al momento del pasto, spegnere la tv, imparare a masticare con calma e a non distrarsi troppo mentre si mangia sono ottimi punti di partenza per migliorarsi
  • Se in famiglia non si mangiano – o si mangiano poco – le verdure (e questa frase può valere per tantissimi altri alimenti che definiamo un pò sommariamente “sani”) difficilmente lǝ bambinǝ si abituerà a mangiarle più spesso. Inizia a metterle in tavola tutti i giorni, prova a fare ricette sfiziose che le contengano (es risotto con la zucca, torta di spinaci, sformato di carote, polpette con le zucchine etc.) e mostrati “neutrǝ” mentre le consumi. Un atteggiamento troppo entusiasta sarà poco convincente e un atteggiamento “forzato” è chiaramente controproducente. In silenzio, ma tutti i giorni.. come se fosse (e dovrebbe diventare) assolutamente normale mangiarle a tutti i pasti
  • Moltissimi dei problemi legati al peso nei bambini e negli adolescenti derivano dalla sedentarietà, se ti ritrovi in questo problema è davvero importante che sia tutta la famiglia a partecipare a questo cambiamento. Se ripenso alla mia famiglia la maggior parte dei nostri ricordi sono a piedi o in bicicletta, ed è naturale che oggi sia una persona che usa davvero poco la macchina.. nonostante viva a Milano. Questo per dirti che non è affatto necessario che tutta la famiglia si iscriva in palestra, ma che il concetto di “muoversi di più” diventi universalmente valido e anzi, un occasione per passare del tempo insieme.

Insomma non è necessario chiedersi solo come “eliminare” della abitudini, iniziamo a lavorare prima su come “aggiungerne” di nuove e migliori.

Come attori di teatro

E qui arriva il bello e il difficile.

Come si aggiungono buone abitudini?

Ma sopratutto, come si ridimensionano delle abitudini malsane?

Da genitore dovrai diventare un pò un attore e lavorare dietro le quinte:

  • Senza mettere in atto conversazioni che vertono attorno al cibo, al peso o al corpo (di tuo figliǝ o degli altri)
  • Senza fare considerazioni su cibi “giusti” o cibi “sbagliati” o abitudini che “fanno dimagrire” o che “fanno ingrassare”
  • Senza rendere centrale come argomento il peso che è necessario perdere, o che numero segna la bilancia, o che su che zona del corpo è necessario lavorare

Insomma, il focus non deve essere né il peso, né il corpo, né la bilancia (fidati, tuo figlio si ricorderà ogni frase che riguarda il suo corpo e il suo peso).

Il focus deve essere una ristrutturazione, armonica e silenziosa, delle abitudini famigliari. 

La parola chiave è: tempo.

In queste situazioni non abbiamo la necessità di ottenere un calo ponderale considerevole di mese in mese, è molto meglio un cambiamento lento e graduale ma senza conseguenze negli anni a venire, che un cambiamento rapido e potenzialmente dannoso.

Quindi, l’obiettivo è:

  • Concentrati più sul movimento che sul cibo, ma non dire “da domani vai a camminare tutti i giorni!”, ma inizia ad organizzare dei weekend fuori porta, coinvolgi con gradualità i più piccoli in attività all’aria aperta insieme, regalagli una bici per natale etc. Insomma fai piccole proposte, che magari fanno bene a tutti
  • Non dire “da domani niente dolci”, ma inizia a proporre delle alternative da consumare di tanto in tanto
  • Non dimezzare le porzioni di pasta dall’oggi al domani, ma inizia a ridurla un poco (se necessario), magari aggiungendo verdura per rendere il piatto più accattivante
  • Non insegnarli che esistono “cibi sani” e “cibi non sani”, un bambino o un adolescente non ha gli strumenti per comprendere cosa significhi avere un “equilibrio”, il rischio di innescare comportamenti disfunzionali è molto alto. Insegnali che se si consumano spesso piatti bilanciati e ogni tanto piatti più elaborati non c’è niente di sbagliato.
  • Non vietargli il cibo quando è in compagnia o fuori casa, ma lavora in primis sulle abitudini quotidiane e poi (se necessario) sull’eccezionalità

Fat talk

Cosa significa fare “fat talk”?

Significa parlare/chiacchierare spesso (quindi anche in toni assolutamente scherzosi) di cibo, calorie e alimentazione con focus grassofobico.

Frasi come:

  • “Devo comprare dei pantaloni che mi nascondano queste cosce enormi”
  • “Ho una pancia così grossa che sembro una mongolfiera”
  • “Sono veramente ingrassata, faccio schifo”
  • “Dopo queste feste, digiuno”
  • “Se io mangiassi come te sarei grassissima”
  • “Se continuo a mangiare questi biscotti divento 120kg”
  • “Se tu ti senti grassa io allora sono obesa”
  • “Questo piatto è una bomba calorica, domani corro per un’ora di fila”

Frasi di questo genere andrebbero evitate sempre, ma in particolare dovremo prestare attenzione davanti alle persone più giovani. La famiglia, a volte in modo assolutamente inconsapevole, può diventare un luogo dove il peso/il corpo/il cibo sono sempre al centro della conversazione.

E questo è potenzialmente dannoso per la salute mentale, ma anche quella fisica (di tutti).

Commenti sul proprio corpo (ad esempio una mamma che fa commenti negativi sul suo stesso corpo) o su quello degli altri (ad esempio un padre che commenta la pancia del figlio), continui riferimenti alla capacità “ingrassante” o “dimagrante” di cibi o comportamenti, verranno nel tempo recepiti come assolutamente normali da parte delle persone più giovani, che a loro volta lo faranno su loro stesse o sugli altri, perpetuando schemi mentali e comportamentali disfunzionali e potenzialmente pericolosi.

E’ importante insegnare ai bambini e ai giovani a volersi bene, ma non attraverso frasi sterili che riguardano l’accettazione di se stessi, ma attraverso una dissociazione fra quelli che sono i comportamenti “salutari” e l’immagine corporea, il peso della bilancia o il giudizio degli altri.

Compreso quello dei membri della famiglia.

In conclusione

Tornando al titolo dell’articolo, ovvero che “i bambini non si mettono a dieta”, intendo dire che i bambini non hanno bisogno di schemi alimentari, grammature, alimenti vietati e alimenti permessi, bilance, metri da sarta, cyclette e così via.

A volte neanche gli adulti dovrebbero fare queste cose, figuriamoci i bambini o gli adolescenti.

In Italia i disturbi del comportamento alimentare non solo sono in continuo aumento, ma hanno un età di esordio sempre più precoce.

Per questo è davvero importante concentrarci sulle giuste azioni:

Ci sta che il genitore chieda un parere a un dietista/nutrizionista in merito a delle porzioni medie che potrebbero essere adeguate per suǝ figliǝ, ma poi a casa la cosa importante è mettere in atto un cambiamento graduale che coinvolga tutti (nonni compresi) e che escluda commenti riguardanti il corpo o il peso dei più piccoli.

Sarà il più bel regalo che tu possa fargli.

Migliora le tue abitudini alimentari

Mangiare bene significa vivere meglio. Prenota la dieta personalizzata e impara a mangiare in modo sano, bilanciato e funzionale in base ai tuoi fabbisogni e obiettivi.

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