La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una condizione davvero frequente: si stima che interessi circa 1 donna su 10 in età fertile.
Si tratta di una sindrome complessa, non facile da diagnosticare, con sintomi che possono essere molto diversi da una persona all’altra.
Quando viene diagnosticata nel modo giusto è possibile individuare la terapia più idonea al fine di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone che ne soffrono.
Per fare questo però, è importante svolgere un lavoro di team:
- Fare sia una visita endocrinologica, che una visita ginecologica è sicuramente consigliato per avere una diagnosi più accurata
- Associare una visita nutrizionale (dietista/nutrizionista) in alcuni casi è parte integrante della terapia
Cos’è la PCOS?
La PCOS può manifestarsi in modi diversi, motivo per cui la diagnosi non avviene attraverso un esame singolo, ma si basa sui 3 criteri di Rotterdam:
- Alterazioni mestruali: cicli mestruali irregolari che saltano per lunghi periodi (oligoamenorrea) o che sono del tutto assenti (amenorrea)
- Iperandrogenismo: eccesso di produzione degli ormoni sessuali maschili, che può portare a sintomi come l’irsutismo, l’acne o la calvizia iperandrogenica
- Ecografia che evidenzia ovaie con aspetto policistico
Per fare diagnosi non servono tutti e 3 i criteri di Rotterdam, ne bastano due ed uno non è sufficiente (quindi non è sufficiente avere delle cisti alle ovaie per fare diagnosi di PCOS).
Cause della PCOS
Per curare nel modo giusto la PCOS è importante identificare da cosa è causata, ma non è così semplice identificare le cause di questa sindrome.
Quello che sappiamo per certo è che la PCOS può essere:
- Favorita da una predisposizione genetica
- Legata all’insulino-resistenza e/o all’iperandrogenismo
- Influenzata da interferenti endocrini
Terapia personalizzata
Nella PCOS ogni persona è un caso a sé, ogni persona merita una terapia personalizzata in base alle sue esigenze (c’è a chi interessa di più la riduzione dei sintomi dell’ipernadrogenismo, chi deve ridurre l’IR, chi vuole regolarizzare il ciclo e così via).
Premesso che muoversi e mangiare bene è utile a tutti e a tutte, non è vero che ogni persona che ha la PCOS ha bisogno di un intervento nutrizionale urgente e/o particolare e non è vero che ogni persona con PCOS è o può essere insulino-resistente.
O meglio, “può esserlo” con la stessa potenzialità di tutto il resto della popolazione.
- Chi ha una PCOS associata a Insulino-resistenza è importante che consideri una valutazione della dieta e dello stile di vita con l’aiuto di un professionista, perché migliorare l’aspetto metabolico può davvero influenzare positivamente i sintomi della PCOS.
- Chi non presenta IR può comunque rivalutare alimentazione e stile di vita (perché parliamoci chiaro, fa sempre bene) in modo da essere sicurǝ di seguire una dieta il più bilanciata e personalizzata possibile, ma può essere che l’aspetto metabolico in questo caso influenzi meno i sintomi di quanto si possa credere
Insulino-resistenza
Quando riceviamo una diagnosi di PCOS è utile fare ulteriori approfondimenti, come ricercare la presenza di insulino-resistenza (IR).
Se l’IR è presente è davvero utile impostare una terapia che miri a migliorarla/sconfiggerla, perché è una condizione che è molto legata ai sintomi della PCOS e una sua riduzione si traduce spesso in un miglioramento dell’acne, una regolarizzazione dei cicli mestruali e dell’ovulazione.
Se ti interessa scoprire qualcosa in più sull’IR, come diagnosticarla e come agisce sui vari processi metabolici ti consiglio dei leggere l’articolo “Insulino-resistenza: cause, sintomi e terapia“.
Terapia in caso di IR
La terapia per l’IR deve essere personalizzata sulla base delle caratteristiche individuali e delle necessità del/della paziente, ma deve sempre comprendere:
- Una valutazione della storia del peso e della composizione corporea
- L’elaborazione di una dieta personalizzata e bilanciata
- L’analisi dello stile di vita
- La valutazione di una specifica terapia (che può essere composta da farmaci e/o integratori) che va discussa con il/la proprio/a endocrinologo/a
Per questo nella cura dell’IR è necessario un team multidisciplinare, composto in primis da endocrinologǝ e dietista, ma che beneficerebbe sicuramente anche del supporto di un professionista esperto nel campo dell’esercizio fisico.
Inoltre, come ogni volta che si affronta un percorso dietetico e di cura, il supporto della psicoterapia in alcuni casi può essere davvero risolutivo.
Nei pazienti con IR spesso è presente un distress psicologico, che può derivare dall’aver affrontato un percorso terapeutico difficoltoso, che spesso comprende interventi dietetici restrittivi e non personalizzati che possono aver influenzato il rapporto del paziente con il cibo e il proprio corpo.
IR e peso corporeo
Nelle persone che riferiscono un graduale aumento, non tanto/solo del peso, quanto della percentuale di massa grassa nel corpo, è importante ricordare che il miglioramento della composizione corporea tramite una dieta bilanciata e l’aumento dell’attività fisica può portare a un netto miglioramento dell’IR.
Questo avviene per diversi motivi, fra questi possiamo sottolineare che:
- Le cellule del tessuto adiposo, quando esso è in eccesso, possono iniziare ad avere un aspetto diverso rispetto al normale (diventano “ipertrofiche“) e dei comportamenti anomali e potenzialmente dannosi per il nostro organismo
- Rilasciano eccessivamente acidi grassi (FFA) in circolo, insieme a radicali liberi (ROS) e citochine pro-infiammatorie
- Queste molecole, rilasciate in circolo, contribuiscono al disfunzionamento di altre cellule del corpo
- FFA, ROS e citochine pro-infiammatorie entrano nelle cellule dei vari distretti causando al loro interno un “danno cellulare”, la cellula inizia pertanto a non lavorare bene
- Fra le cose che inizia a non riuscire più a regolare con efficienza c’è la sensibilità all’insulina e il metabolismo del glucosio e con il tempo (all’aumentare e al protrarsi dello stato infiammatorio indotto dal tessuto adiposo ipertrofico) questo porta i tessuti a sviluppare una vera e propria resistenza all’insulina
- Pertanto si verifica una condizione dove l’insulina non può gestire adeguatamente i livelli di glucosio in circolo e le cellule del pancreas, rilevando l’aumento del livello di glucosio in circolazione, rilasciano più insulina per compensare (iperinsulinemia)
- L’iperproduttività delle cellule del pancreas, unita al protrarsi dello stato infiammatorio (che diventa “cronico”), può portare nel tempo le cellule pancreatiche a lavorare sempre in condizioni peggiori
- Questo, unito ad altri fattori, può tradursi in un graduale aumento delle glicemie (iperglicemia a digiuno e/o intolleranza glucidica) e in alcuni casi allo sviluppo di patologie croniche annesse
Per pazienti con forte sovrappeso o obesità, è opportuno ricordare che anche perdite del 5-10% del peso totale possono portare a miglioramenti del quadro clinico (non è quindi necessario farsi spaventare da chi sostiene che solo con il raggiungimento di un BMI normopeso, o chi sa che cosa, si ottengano benefici).
Attenzione: l’IR è una condizione che non è per forza legata all’obesità e al sovrappeso, si verifica anche in condizione di normo/sottopeso.
Il tessuto adiposo però, specie quello viscerale, può giocare un ruolo importante nella sensibilità all’insulina. Quindi anche nelle persone con un peso che si considera nella norma è opportuna una valutazione della composizione corporea per individuare, ad esempio, un aumento della massa grassa negli anni sopratutto a livello addominale.
IR e attività fisica
L’attività fisica apporta sempre miglioramenti metabolici ed è di fondamentale supporto nella terapia per l’IR (sia per chi vuole ridurre la massa grassa in eccesso, sia per chi solo migliorare o mantenere la composizione corporea).
L’attività e l’esercizio fisico sono in grado di:
- Abbassare i marker infiammatori (come interleuchina 1, interleuchina 6, proteina C reattiva) e dei radicali liberi ROS
- Aumentare la regolazione dei processi antiossidanti fisiologici (quelli che combattono contro i ROS)
- Aumentare la regolazione delle citochine anti-infiammatorie (come adiponectina e leptina)
- Migliorare la sensibilità all’insulina (la contrazione muscolare aumenta l’intake di glucosio nel muscolo, quindi il glucosio in circolo si abbassa nelle 24-48 ore post attività fisica)
- Ridurre l’adiposità (e quindi indirettamente migliorare l’attività fisica)
L’attività fisica e il calo ponderale (là dove raccomandato) diminuiscono fino al 60% l’incidenza del Diabete di tipo 2, sopratutto quando ci si “attiva” nei primi anni (2-6 anni) di comparsa dei sintomi di dismetabolismo del glucosio.
E’ importante che l’attività fisica sia personalizzata, non esiste un allenamento specifico per l’insilino-resistenza o un attività che apporta maggiori benefici.
L’esercizio fisico più “redditizio” è solo quello che riuscirai a fare con più costanza nel tempo.
IR e alimentazione
Per scoprire cosa non deve mai mancare nell’alimentazione di chi ha l’insulino-resistenza leggi l’articolo “Insulino-resistenza: indicazioni alimentari“.
E per sapere cosa penso delle diete eccessivamente povere di carboidrati per la cura dell’IR ti rimanda all’articolo “Insulino-resistenza e diete a ridotto contenuto di carboidrati“